L'accesso al vaccino anti-Covid,
almeno nella fase iniziale, sarà limitato. Per questo i paesi
europei dovranno identificare tempestivamente i gruppi
prioritari da vaccinare, suddividendoli su più livelli. E' una
delle indicazioni pubblicate dal Centro europeo per il controllo
delle malattie (Ecdc) per aiutare i paesi europei a definire la
politica vaccinale.
Sette secondo l'Ecdc le azioni da intraprendere, sulla base
dei diversi livelli di fornitura e stadi della pandemia, per
distribuire al meglio i vaccini che in una prima fase non
saranno sufficienti per tutti e di cui ancora non si conoscono
bene le caratteristiche. Sulla base di quanto appreso con la
pandemia influenzale del 2009, bisognerà quindi focalizzarsi su
gruppi selezionati di popolazione, vaccinare secondo strati
d'età, concentrarsi sui gruppi a maggior rischio di esposizione
e quelli in cui è costante la trasmissione del SarsCov2
(esposizione in contesti professionali, giovani adulti). Poi
dare la priorità alle aree geografiche a maggior incidenza,
distribuire il vaccino per controllare i focolai attivi,
adottare approcci flessibili da modulare secondo le circostanze,
e cercare di implementare una strategia di vaccinazione
universale. "L'identificazione di gruppi prioritari per la
vaccinazione dipenderà da vari fattori - sottolinea la
direttrice dell'Ecdc, Andrea Ammon - La distribuzione del
vaccino dovrà essere ottimizzata subito, per far sì che sia
assicurato a chi ne ha più bisogno". Per avere una campagna
vaccinale di successo sarà fondamentale, conclude l'Ecdc, "uno
sforzo coordinato e concentrato in linea con le raccomandazioni
globali, cercando di minimizzare le disparità nell'accesso nei
vari paesi e regioni".
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