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Con gli Zen Circus alla scoperta di Pisa

di Davide Campione

PISA - E' una Pisa poco conosciuta ma più autentica e affascinante quella a cui la band è profondamente legata: ecco il ‘tour’ della città della Torre pendente firmato Zen Circus

Vent'anni di carriera, dieci album all'attivo, oltre mille concerti in Italia e all'estero,  protagonisti del 'Concertone' del Primo Maggio, a Roma: gli Zen Circus, da Pisa, sono un pezzo di storia del panorama alt-rock italiano. Maestri nel fondere il cantautorato con lo spirito del punk e del combat folk, la band guidata da Andrea Appino ha da poco pubblicato il nuovo disco 'Il Fuoco in una Stanza', che nella settimana di uscita è entrato direttamente al 7° posto nella classifica dei dischi e al 1° posto dei vinili più venduti in Italia. Gli Zen Circus sono nati e cresciuti nella città della Torre, che li ha fortemente influenzati sia dal punto di vista artistico che personale. Ad affascinarli pero' non è tanto la parte più turistica del centro toscano quanto quella più autentica e poco nota, che il gruppo ha conosciuto da vicino avendo suonato per anni letteralmente in ognuno dei suoi angoli. Spartitraffici compresi. In una lunga intervista all'ANSA tra musica, ricordi e luoghi da scoprire, ecco la Pisa degli Zen Circus, raccontata dal bassista del gruppo Massimiliano ‘Ufo' Schiavelli.  

  Quanto influenza ha avuto Pisa sulla vostra musica? “Se fossimo cresciuti altrove la nostra musica sarebbe stata diversa. Leopardi ha definito Pisa “di gente allegra e volgare” e in un certo senso aveva colto nel segno. Avulsa dalle mode, da sempre culla di una schiera di artisti scapigliati e fuori dalle righe, è permeata da una visione delle cose fieramente provinciale fino a sconfinare nell’arroganza. E tuttavia, pur essendo una realtà provinciale, qui trovi una tolleranza che proprio non ti aspetteresti. Non so se la particolarità di Pisa dipenda dal suo passato di Repubblica marinara ma mi piace pensare che qualcosa sia rimasto. Questo mix di cultura, storia, e ‘caciara' libertaria di certo ha avuto un ruolo nella nostra formazione: ci siamo costruiti un primo seguito suonando come buskers, artisti di strada, in tutti gli angoli di Pisa, dai sottopassaggi alle zone monumentali”. 

   Quale dei pezzi degli Zen Circus rappresenta di più la vostra città? “Più che di pezzo parlerei di video. Quello de “L’anima non conta” pur avendo molte parti girate anche a Livorno mi sembra descrivere meglio la nostra vita errabonda in questa strana provincia sospesa fra mare e campagna. Ci sono molti nostri luoghi del cuore, la spiaggia del Calambrone dove abbiamo passato innumerevoli giornate (e soprattutto nottate), c’è il Monte Pisano, c’è quella terra di nessuno che è lo Scolmatore”.
Il centro sociale Macchia Nera, di fronte al quale abitava Andrea Appino (cantante del gruppo) e dove provavano gli Zen, è per voi un luogo molto importante. “Senza dubbio, è imprescindibile. E’ lì che ho conosciuto Andrea e Karim, ed è lì ho potuto assistere a concerti fondamentali per la mia formazione, tutti i gruppi stranieri di un certo giro indipendente passavano da lì. Inoltre si poteva avere una sala prove praticamente gratis, c’erano anche dei giradischi per chi volesse impratichirsi e la sera c’era un vero caleidoscopio: dallo studente medio al normalista, dai punk alla gente che usciva dal lavoro. Sono ricordi indelebili”.

   Se voleste far conoscere a qualcuno la vostra Pisa, dove lo portereste? “Potremmo partire da Piazza San Michele degli Scalzi, in zona Piagge, dove la chiesa omonima sfoggia un campanile pendente, e anche parecchio. Una breve passeggiata sul viale alberato delle Piagge ci porterà in centro, oppure potremmo passare da Via San Michele per vedere il bar “Da Mauro”, che citiamo in un nostro brano”.
E poi? “Proseguendo dalle Piagge si può scegliere se vedere il Lungarno “di là” come diciamo noi, quello posto a Nord, con annessa Piazza San Silvestro e le vestigia del fu “Circolo la Rinascita”, ultimo bastione di socialità proletaria d’antan. Oppure si può attraversare il Ponte della Vittoria, passando dal Giardino Scotto, storico luogo di “brucia” scolastica e primi baci, per poi superare Piazza Guerrazzi, teatro di un nostro indimenticabile concerto sullo spartitraffico, e da lì inoltrarsi in Via San Martino, dove abbiamo letteralmente consumato le suole. Qui – spiega all'ANSA 'Ufo' - sopravvive una Pisa datata e affascinante: un negozio di arrotino, un bar storico, botteghe di artigiani, gente che bighellona e la stupefacente chiesa dove sono conservate le reliquie di Santa Bona, patrona delle hostess. Un’occhiata alle Logge di Banchi, altro tipico palcoscenico improvvisato Zen, e si può riattraversare l’Arno per inoltrarsi nei vicoli alle spalle di Piazza Garibaldi, piazza che è il ritrovo per eccellenza degli studenti. Seguendo il Lungarno verso il mare si troveranno le suggestive vestigia del porto pisano, la Cittadella. Anche qui un pezzo di cuore, per i concerti, le prove estemporanee che ci abbiamo fatto, o semplicemente per le infinite serate che ci abbiamo passato, seduti lassù, su quelle rovine di mura, a parlare di tutto contemplando il fiume”.
Dove prosegue il tour di Pisa firmato Zen Circus? “Si potrebbe vedere la melanconica Marina di Pisa, con i retoni per la pesca, la ferrovia abbandonata, un lungomare essenziale eppure struggente e più oltre le colonie del Calambrone, per poi rientrare passando da San Piero e fare uno spuntino da “Banda” che è un incrocio fra un baracchino di panini e un circolo, proprio accanto alla stupenda basilica”.

E se volessimo vedere i dintorni della città? “Potremmo imboccare la Via Emilia percorrendola a caso, così da scoprire mille dettagli bizzarri: paesi col nome di donna (Luciana, Laura..), un uovo di cemento gigantesco piazzato su una curva, strano gadget quasi “americano” piazzato lì, pare, come pubblicità di un allevamento di polli. E poi una campagna verdissima e un po’ selvatica, e un lago, quello di Santa Luce, dove vi assicureranno tutti che vive un alligatore. Poi abbiamo un borgo squisito come Castellina Marittima, che nella settimana di Ferragosto ospita un festival musicale tutt’altro che banale. Da lì, perdersi nella campagna pisana del Volterrano è un attimo, e le colline prefigurano già il paesaggio senese”.


Consigliateci i vostri posti preferiti per andare a colazione, pranzo, aperitivo e cena. “Se si parla di colazione 100% local, non si può prescindere da “Lilli”, in fondo alle Piagge. Presidio storico di un certo generone pisano, offre effettivamente un servizio di qualità. Se si è in centro, è bello visitare lo storico “Salza”, che pare quasi un caffè torinese. Sul pranzo consiglio l’ultrapopolare “Stelio” in Piazza Dante, per saggiare con mano lo spirito più verace della nostra città. Prezzi contenutissimi, servizio di una schiettezza che può lasciare perplesso chi manca di ironia, vino a consumo (vera rarità!), e caffè corretto - che noi chiamiamo ponce - favoloso. L’aperitivo è d’obbligo alla “Tazza d’Oro” in San Martino, noi ce lo facciamo da tempo immemore e un motivo ci sarà. Per la cena l’offerta è sterminata e per tutte le tasche, cito fra i tanti l’osteria di “Sant’omobono”, la pizzeria “Da Pierino” o l’ambiente particolare de “La Grotta”.
Per la musica dal vivo quali locali suggerite in città? “Il “Deposito Pontecorvo” alla Fontina, che tenta un approccio moderno e più da club, il suggestivo “Lumière”, in centro ricavato da un antico cinema. Storico e inossidabile anche il circolo “Borderline” nascosto dietro Piazza San Paolo, per per le arti performative di ogni genere segnalo anche l’inusuale e variopinto “Cantiere SanBernardo”, ricavato da una chiesa sconsacrata di proprietà comunale e gestito da un’assortita comunità di volontari.

I prossimi live della band dopo il palco del Concertone di San Giovanni a Roma, il primo maggio e sempre nella capitale, il 4 maggio, all'Atlantico. Per tutte le info sulla band: thezencircus.it

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