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'Acqua passata', l'arte contro indifferenza per i migranti

Installazione a Palermo, barcone e mega calcio balilla in piazza

PALERMO ANSAcom

C'è il ragazzo del Gambia con la fidanzata. Una giovane tunisina dal sorriso puro che sbuca dal velo. Lo showman affermato. Il prete. La cantante iraniana. Musicisti navigati, italiani e senegalesi. Diverse storie, etnie e nazionalità. Ma abitano tutti a Palermo e hanno voluto far parte di "Acqua passata", un evento che si è trasformato in una "community" sulle tragedie del mare in senso ampio: partendo dalla commemorazione dei 366 morti il 3 ottobre del 2013 a pochi metri dalla costa di Lampedusa, vengono ricordati i diciottomila morti da quel giorno nel Mediterraneo.
In tanti hanno risposto all'invito della Fondazione Federico II in vista dell'inaugurazione di domani primo ottobre alle 19 in Piazza del Parlamento a Palermo. Insieme a questi volti, più o meno noti, hanno aderito in silenzio anche diverse comunità di ogni razza e religione. Martedì si ritroveranno in quella che sta diventando la Piazza dell'Accoglienza: si attenderà il calar della luce per accendere i riflettori sull'installazione, volutamente surreale (all'apparenza): una barca di legno. Di fronte un monumentale Calcio Balilla, dell'artista palermitano Cesare Inzerillo, proveniente dall'itinerante "Museo della Follia". Un'installazione che ha dei tratti grotteschi, come a volte è la realtà, senza una logica narrativa come in un sogno o in un incubo. Sull'imbarcazione Inzerillo ha collocato i ritratti fotografici di migranti di un centro di accoglienza. La narrazione vivente di chi è riuscito a "passare l'acqua" e a giungere in Europa.
Gianfranco Miccichè, presidente della Fondazione Federico II e presidente dell'Ars, spiega il senso dell'iniziativa: "Siamo qui per commemorare diciottomila persone che dal 2013 sono morte nel Mediterraneo. Siamo qui per celebrare quelli che ce l'hanno fatta e che oggi vivono bene integrati". Il titolo Acqua Passata¿ culmina con un punto interrogativo non casuale: innesca la riflessione su temi come le tragedie del mare e la 'non' accoglienza: è o non è acqua passata? Ma il punto interrogativo è capovolto, schiacciato dall'auspicio di un lieto fine.
E così l'opera pone al visitatore una riflessione quasi obbligatoria, catapultandolo dentro come una pallina del "bigliardino", in mezzo a giocatori rossi e blu alti due metri.
L'unica alternativa è l'indifferenza di spettatori sordi e assuefatti di fronte all'assurdità di una drammatica e interminabile cronaca quotidiana.
Per il direttore generale della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso, l'indifferenza può battersi così. "Non esistono inutili o scarti di vita di cui l'umanità può fare a meno. Il bisogno di ordine nelle nostre vite - sottolinea - rischia di semplificare il fenomeno dell'immigrazione e della morte di migliaia di uomini, donne e bambini, applicando uno schematismo sull'appartenenza e sull'esclusione, delle vite utili e delle vite superflue. Così facendo il dramma dell'immigrazione, anche dal punto di vista esistenziale, accresce ancor più la sua tragicità, perché ci si pone nell'atteggiamento di spettatori indifferenti dinanzi ad un numero sempre continuo di morti".

In collaborazione con:
Fondazione Federico II - Palermo

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