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Il calcio totale olandese ha riscritto la storia di questo sport

ROMA, 17 aprile 2019, 17:17

Redazione ANSA

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Oggi come allora c'è di mezzo una notte, lunga appena 90 minuti, a far scoprire un'altra rivoluzione nel calcio. Una storia che in 50 anni e passa si è tramandata di padre in figlio, di successo in successo, con un unico filo conduttore che porta il nome di una squadra che ha fatto la storia del pallone, ma non solo: l'Ajax, che il mondo scoprì per la prima volta in una fredda serata di dicembre 1966 quando annichilì il Liverpool, allora la squadra più forte d'Europa. Quell' 'Undici' che stupì il mondo è stato poi capace di toccare il cielo, di sprofondare nell'anonimato e di risorgere, in un'unica narrazione che solo la favola del calcio può raccontare e che solo le squadre di Amsterdam sono mai riuscite a regalare.
    Da Johan Cruijff a De Jong, da Suurbier a De Ligt, da Rensembrink a Van De Beek, in mezzo secolo sono cambiati gli attori ma non la filosofia di gioco basata su un atletismo spinto e la rinuncia alle specializzazioni di ruolo. Ecco così che i Lancieri di Erik Ten Hag oggi come quelli di Rinus Michels ieri assurgono improvvisamente a mito, marchio, icona di un'idea, come fossero i Beatles o Picasso. Qualcosa di intramontabile. Il mondo del calcio scoprì l'Ajax in una fredda serata di 54 anni fa, in mezzo a una nebbia che faceva vedere poco o niente, quando il Liverpool allenato da Bill Shankly, allora la squadra più forte d'Europa, affrontò nel 2/o turno di Coppa dei Campioni una sconosciuta squadra olandese, dalla divisa biancorossa e piena di calciatori dai capelli lunghi.
    Finì 5-1 per i 'capelloni' guidati in campo dal profeta Johan Cruijff e in panchina dal rivoluzionario Rinus Michels - "il migliore allenatore di sempre' per France Football - che da quel giorno cambiarono il mondo e il modo di intendere il calcio, con la rottura degli schemi in campo e fuori. Non a caso il 'Fog Game' del 7 dicembre 1966, in cui l'allora 15enne Louis Van Gaal fece da raccattapalle, era la partita che a Cruijff piaceva più di ogni altra ricordare, più delle finali vinte: fu l'inizio di qualcosa di completamente diverso, di un calcio fatto di passaggi di prima, continue sovrapposizioni senza ruoli di riferimento e con portieri che giocavano anche con i piedi.
    Insomma, il calcio totale.
    I tulipani sbocceranno definitivamente di lì a poco, dopo finale persa nel '69 contro il Milan, inanellando lo storico tris vincente '71-'73, una volta che si era cementata l'intesa di Cruijff con i vari Keizer, Swart e Suurbier, tutti cresciuti a un paio di chilometri dal campo. Vennero poi Krol, i fratelli Muhren e Rep, che stese la Juve a Belgrado e che chiuse il ciclo vincente. Da lì a poco Cruijff, dopo un litigio con i compagni perché non lo rielessero capitano, decise di andarsene al Barcellona e a poco a poco altri campioni lasceranno il club olandese, anche se il 'calcio totale' continuò a vivere in nazionale e al Mondiale '74 la 'reunion' dei campioni dell'Ajax portò l'Arancia Meccanica' (quasi tutti 'Lancieri', a parte il portiere e un paio di giocatori del Feyenoord) a sfiorare la Coppa e a regalare al mondo un ultimo indimenticabile spettacolo. Come quello di ieri sera allo 'Stadium', che fa il paio con la notte indimenticabile del Bernabeu poche settimane fa, quando l'Ajax annichilì i tre volte vincitori di Champions, senza dimenticare che il blitz di Torino parte da più lontano: dalla sconfitta contro il Manchester United nella finale di Europa League 2017 quando i Lancieri furono celebrati con termini entusiastici dal 'Telegraph': "I Red Devils hanno battuto una squadra meravigliosa, giovanissima, la più giovane di sempre ad approdare all'ultimo atto di un torneo continentale (età media di 22 anni e 282 giorni)". Viatico di quello che i nipotini di Johan Cruijff sarebbero riusciti a diventare: da boccioli a tulipani.
   

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