Oggi come allora c'è di mezzo una
notte, lunga appena 90 minuti, a far scoprire un'altra
rivoluzione nel calcio. Una storia che in 50 anni e passa si è
tramandata di padre in figlio, di successo in successo, con un
unico filo conduttore che porta il nome di una squadra che ha
fatto la storia del pallone, ma non solo: l'Ajax, che il mondo
scoprì per la prima volta in una fredda serata di dicembre 1966
quando annichilì il Liverpool, allora la squadra più forte
d'Europa. Quell' 'Undici' che stupì il mondo è stato poi capace
di toccare il cielo, di sprofondare nell'anonimato e di
risorgere, in un'unica narrazione che solo la favola del calcio
può raccontare e che solo le squadre di Amsterdam sono mai
riuscite a regalare.
Da Johan Cruijff a De Jong, da Suurbier a De Ligt, da
Rensembrink a Van De Beek, in mezzo secolo sono cambiati gli
attori ma non la filosofia di gioco basata su un atletismo
spinto e la rinuncia alle specializzazioni di ruolo. Ecco così
che i Lancieri di Erik Ten Hag oggi come quelli di Rinus Michels
ieri assurgono improvvisamente a mito, marchio, icona di
un'idea, come fossero i Beatles o Picasso. Qualcosa di
intramontabile. Il mondo del calcio scoprì l'Ajax in una fredda
serata di 54 anni fa, in mezzo a una nebbia che faceva vedere
poco o niente, quando il Liverpool allenato da Bill Shankly,
allora la squadra più forte d'Europa, affrontò nel 2/o turno di
Coppa dei Campioni una sconosciuta squadra olandese, dalla
divisa biancorossa e piena di calciatori dai capelli lunghi.
Finì 5-1 per i 'capelloni' guidati in campo dal profeta Johan
Cruijff e in panchina dal rivoluzionario Rinus Michels - "il
migliore allenatore di sempre' per France Football - che da quel
giorno cambiarono il mondo e il modo di intendere il calcio, con
la rottura degli schemi in campo e fuori. Non a caso il 'Fog
Game' del 7 dicembre 1966, in cui l'allora 15enne Louis Van Gaal
fece da raccattapalle, era la partita che a Cruijff piaceva più
di ogni altra ricordare, più delle finali vinte: fu l'inizio di
qualcosa di completamente diverso, di un calcio fatto di
passaggi di prima, continue sovrapposizioni senza ruoli di
riferimento e con portieri che giocavano anche con i piedi.
Insomma, il calcio totale.
I tulipani sbocceranno definitivamente di lì a poco, dopo
finale persa nel '69 contro il Milan, inanellando lo storico
tris vincente '71-'73, una volta che si era cementata l'intesa
di Cruijff con i vari Keizer, Swart e Suurbier, tutti cresciuti
a un paio di chilometri dal campo. Vennero poi Krol, i fratelli
Muhren e Rep, che stese la Juve a Belgrado e che chiuse il ciclo
vincente. Da lì a poco Cruijff, dopo un litigio con i compagni
perché non lo rielessero capitano, decise di andarsene al
Barcellona e a poco a poco altri campioni lasceranno il club
olandese, anche se il 'calcio totale' continuò a vivere in
nazionale e al Mondiale '74 la 'reunion' dei campioni dell'Ajax
portò l'Arancia Meccanica' (quasi tutti 'Lancieri', a parte il
portiere e un paio di giocatori del Feyenoord) a sfiorare la
Coppa e a regalare al mondo un ultimo indimenticabile
spettacolo. Come quello di ieri sera allo 'Stadium', che fa il
paio con la notte indimenticabile del Bernabeu poche settimane
fa, quando l'Ajax annichilì i tre volte vincitori di Champions,
senza dimenticare che il blitz di Torino parte da più lontano:
dalla sconfitta contro il Manchester United nella finale di
Europa League 2017 quando i Lancieri furono celebrati con
termini entusiastici dal 'Telegraph': "I Red Devils hanno
battuto una squadra meravigliosa, giovanissima, la più giovane
di sempre ad approdare all'ultimo atto di un torneo continentale
(età media di 22 anni e 282 giorni)". Viatico di quello che i
nipotini di Johan Cruijff sarebbero riusciti a diventare: da
boccioli a tulipani.
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