Raccontare la Tuscia in maniera
fantastica e visionaria cogliendo forme, colori e fascino
misterioso di vie cave, resti archeologici etruschi e medievali,
abitazioni ipogee e ponti, con una puntata finale alla Torre di
Chia dove Pier Paolo Pasolini si ritirava per meditare e
scrivere nel suo ultimo periodo di vita. L' occhio di Roberto
Salbitani, uno dei maestri della fotografia italiana, grande
viaggiatore dalla fine degli anni Sessanta, si è soffermato per
oltre dieci anni su territori, luoghi e natura di questo
spicchio di Italia seguendo il ritmo di un ballo "lento e
necessario". A darne conto sono gli scatti in bianco e nero, una
quarantina di immagini stampate in formato circolare, esposti
dal 17 dicembre al prossimo 20 gennaio a Santa Maria in Gradi,
sede dell' Università della Tuscia, nella mostra 'Danzare la
terra. La Tuscia antica dello sguardo'.
La storia di Salbitani, padovano di 74 anni, è storia di
viaggi come necessità fisiologica di movimento, intrecciata al
bisogno di osservare, andando in profondità, di leggere al di là
delle immagini. Capitoli fondamentali della sua ricerca sono
diventati passaggi cruciali della cultura fotografica italiana,
a partire dal lungo itinerario seguito attraversando le città
italiane ed europee, raccontando nel libro ' La città invasa'
(1978) lo spazio urbano, luogo per eccellenza della modernità,
con le grandi trasformazioni degli anni Settanta. Negli ultimi
anni l' autore si è mosso tra Roma e il territorio della Tuscia,
coniugando l' attenzione per la metropoli e la provincia, la
città eterna e l'entroterra viterbese, i segni visivi
riconosciuti nell'immaginario globalizzato e la bellezza di
tratti inediti e spesso nascosti, esplorando e cercando natura,
forme e cultura oltre il confine della grande città, in un
territorio dalla bellezza misteriosa. In questo scenario di
luoghi arcaici, antiche necropoli e simboli misteriosi "il
fotografare - dice l' autore - aiuta come un filo di Arianna
sgualcito ma in grado talvolta di rischiarare la visuale dello
spettatore accecato dalle sue stesse emozioni".
La mostra ''Danzare la terra'' è la prima tappa del progetto
"L'archivio sensibile" che Il Dipartimento di Scienze
umanistiche, della comunicazione e del turismo (Disucom),
diretto dal prof. Giovanni Fiorentino, ha pensato offrendo uno
spazio per ricevere, conservare e valorizzare la produzione
fotografica contemporanea che nel tempo si aggiungerà per
arricchire la raccolta. Salbitani è il primo fotografo ad
inaugurare il progetto donando una trentina di stampe
fotografiche vintage, parte delle quali riguardano appunto la
Tuscia Viterbese, che andranno a costituire il primo nucleo di
un archivio fotografico dedicato alla fotografia contemporanea e
alla Tuscia. Il giorno dell' inaugurazione, alla presenza dell'
autore, alle 11:30 nell' Aula Magna dell' Università della
Tuscia, presente l' autore, interverranno il Rettore Stefano
Ubertini; il sindaco di Viterbo Giovanni Arena; e l'
archeologa Marina Micozzi, e docente dell' ateneo. "Archivio
sensibile/la fotografia per la Tuscia - spiega Fiorentino -
punta ad accogliere collezioni, archivi e frammenti fotografici
locali del XIX e XX secolo Inizialmente l'attenzione si
concentrerà sull'opera di fotografi contemporanei che hanno
lavorato a Viterbo e nel territorio della Tuscia e dell'alto
Lazio. L' obiettivo più generale è raccogliere tasselli
indispensabili per costruire una mappa del patrimonio
fotografico nazionale evitandone così la sua dispersione".
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