TOMMASO GALLIGANI, IL FUTURO FINISCE PRESTO (Edizioni Jolly Roger, pp.224, 15 Euro). Un misto di suggestioni pulp, horror e cyberpunk, un accattivante insieme di storie e personaggi sgangherati ma efficacissimi, una penna dallo stile godibile che invita alla lettura: "Il futuro finisce presto" è il titolo dell'ultimo romanzo del giornalista toscano Tommaso Galligani, nelle librerie dal 17 dicembre con le Edizioni Jolly Roger. L'autore trasporta il lettore nel 2024 in un pianeta Terra dilaniato da irrequietezza, paure, guerre e tecnologie che tengono in pugno l'uomo, in un'atmosfera da apocalisse. Di certo non ci si annoia se è il caos a regolare il destino di tutti gli abitanti del globo terrestre, un luogo in cui avvengono fatti strani: in varie parti del mondo sono apparsi giganti sculture dalla forma di diti medi alzati verso il cielo, di cui nessuno conosce autore, provenienza e significato; non ne sanno nulla neppure i sedicenti 'esperti' ospitati da Sante Cosca nel suo Trash Pop, il talk show internazionale seguito da milioni di videodipendenti. E poi perché Ezio non riesce a farsi cancellare dalla testa i ricordi che non vuole più avere, e ancora, quanti altri racconti riuscirà ancora a distribuire F.r.a.n.c.o., l'ultimo distributore automatico di storie non ancora ritirato dal mercato e abbandonato a se stesso di fronte alla fermata del bus 37 tris in località Ponte al Pantano, provincia di Pistoia? Il libro costituisce il terzo capitolo di una saga iniziata nel 2013 con "Ricordami che devo ammazzarti" e proseguita tre anni dopo con "Sporcizia, stupore e una pioggia di morte", e che si completerà il prossimo anno con un quarto romanzo a cui Galligani sta già lavorando. Cinismo, disincanto e una massiccia dose di ironia affollano ogni pagina di un romanzo spiazzante e dolceamaro, in cui l'uomo è solo uno dei protagonisti, accanto a creature aliene, robot intelligenti, droni e diavolerie tecnologiche. Eppure questo sconcertante e immaginifico futuro, che la fantasia di Galligani ha delineato fin nei minimi dettagli, ha un sapore incredibilmente realistico. Le micro storie raccontate, in cui la specie umana sembra far di tutto per autoestinguersi e per lasciarsi andare a un inarrestabile declino morale, si uniscono in un'unica grande narrazione capace di materializzare incubi che hanno la loro matrice nel presente che viviamo. Un presente in cui sembriamo fagocitati dalla voglia di apparire più che di essere, dalle disuguaglianze, dalla paura della diversità e dal totale disinteresse nei confronti del destino del nostro pianeta. Ed è proprio questo sottofondo di realtà che stringe a sé il lettore, tra inquietudini, amarezze e quel distacco sarcastico e un po' menefreghista che ci fa dire che, se davvero il futuro finirà presto come suggerisce l'autore, in fondo non farà troppo male assistere alla sua dissoluzione.
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