Facile da annunciare, l'ordine impartito in questi giorni dal governo di indossare mascherine protettive all'uscita di casa si è rivelato problematico per una categoria cospicua di persone in Israele: gli ebrei osservanti che si fanno crescere la barba in ossequio ai dettami della religione.
Fra i primi ad avvertire il problema è stato il direttore del Magen David Adom (equivalente locale della Croce Rossa) Ely Bin secondo cui il materiale protettivo a disposizione del suo staff medico "non garantisce protezione a chi porta la barba".
Pertanto ha vietato loro di avvicinarsi "ai malati di coronavirus, o anche a quanti siano solo sospettati di esserlo".
La questione teologica se per un ebreo osservante sia lecito radersi il volto in frangenti estremi è passata così al Gran Rabbinato di Gerusalemme. Intanto l'influente rabbino Shmuel Eliahu ha già stabilito che "così come è permesso infrangere il riposo sabbatico quando vite siano in pericolo, lo stesso vale in queste circostanze".
Nel dibattito si è inserito a sorpresa il vicedirettore generale del ministero della sanità, Itamar Grotto, che ha rivelato alla radio militare che "in questi giorni si sta mettendo a punto una mascherina apposita per chi abbia la barba". Sulla stampa ortodossa compaiono intanto annunci pubblicitari che propongono un'altra via di uscita. Offrono ai timorati visiere protettive trasparenti, come quelle usate dai giardinieri, che "impediscono di essere contagiati o di diffondere il virus" e che inoltre "non infastidiscono" quanti portano la barba.