Due anni dopo Vaia a Rovereto gli
alberi schiantati diventano l'edificio in legno più alto
d'Italia. 42.500 ettari di foreste distrutte: sono i danni
provocati dalla tempesta che nell'ottobre 2018, con piogge e
raffiche di vento stimate oltre i 150 km/h, ha colpito granparte
delle Dolomiti. Oggi, nonostante il ritardo causato dal
lockdown, quasi la metà di questo legname è stato esboscato:
circa 60% è stato venduto e i lavori procedono a pieno ritmo,
anche grazie a progetti virtuosi che puntano a sostenere le zone
colpite e a recuperare il legname a terra.
A fare il punto a due anni dalla tempesta Vaia è Pefc
Italia, organismo garante della certificazione di gestione
sostenibile del patrimonio forestale e dei suoi prodotti che,
subito dopo il disastro ha attivato la Filiera Solidale Pefc,
sistema e logo pensato per sostenere le zone colpite dalla
tempesta tramite legno proveniente dalle piante abbattute da
Vaia. In particolare, il legname abbattuto in Trentino da Vaia
diventa ora da record. A Rovereto, nell'area ex Marangoni
Meccanica, sta infatti prendendo forma il più grande edificio in
legno d'Italia: con i suoi 9 piani per 29 metri, è destinato al
social housing ed è costruito al 100% proprio con il prezioso
legno degli alberi caduti, grazie al lavoro di aziende
certificate Pefc e aderenti alla Filiera Solidale, a partire dal
general contractor Ri-Legno. Il progetto comprende anche un
altro palazzo di 5 piani sempre realizzato con legname da
schianti: gli edifici sono stati realizzati da Ri-Legno Srl su
commissione di Rovim Srl e Finint nell'ambito di un progetto di
social housing; il legname strutturale, che costituisce il 90%
del totale, è stato ingegnerizzato, fornito ed installato da
X-Lam Dolomiti: si tratta di pannelli realizzati con legno
trentino proveniente da legname schiantato da Vaia della
Magnifica Comunità di Fiemme e di Primiero. "Il risparmio di
emissioni rispetto all'edilizia tradizionale è dell'ordine del
50-70%", commenta Francesco Dellagiacoma, neo eletto presidente
del Pefc Italia.
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