Proprio per il colpevole ritardo
nella redazione della Carta sulla quale si è cominciati a
lavorare nel 2014 con un andamento lento anche per la carenza
dei fondi destinati, sono indagati i dirigenti regionali Carlo
Visca, Vincenzo Antenucci, Pierluigi Caputi, Sabatino Belmaggio,
Nicola Primavera e Carlo Giovani. Sono stati prosciolti invece i
presidenti delle regioni e gli assessori che si sono succeduti.
Il lavoro è coordinato dallo stesso Belmaggio, dirigente del
servizio di prevenzione rischi di protezione civile, il settore
che ha commissionato l'appalto, che evidentemente, è stato
ritenuto all'altezza del complesso compito, nonostante sia
indagato per i ritardi.
A realizzarla, è l'Ati composta da Aia Engineering, di
Trento, I.C. srl di Milano, Soildata di Lecco e dall'ingegner
Mauro Barberi, che ha vinto il bando assegnato nel febbraio
2018, per 700 mila euro, con tempo fissato per consegnare i
lavori, a marzo 2021. Un tempo ritenuto eccessivo a partire dal
presidente, Marco Marsilio, che ha commissionato una relazione
sullo stato dell'arte dell'iter e che, unitamente alla
dirigenza, avrebbe già avuto rassicurazioni dall'ati sulla
concreta possibilità di avere l'elaborato molto prima. In modo
tale da procedere agli altri passaggi. Ovvero: istruttoria per
verificare la completezza della Carta, e la sua aderenza a
quanto stabilito nel bando di gara, approvazione in giunta
regionale, la notifica ai 184 comuni montani coinvolti, l'attesa
delle osservazioni da parte loro, eventuali integrazioni e
modifiche, esame delle prescrizioni da parte del Comitato
regionale per lo studio della neve e delle valanghe (Coreneva),
alla nuova approvazione in Giunta, e quindi il definito varo da
parte del consiglio regionale.
"Questo programma - continua Pescara - rappresenta un passo
molto importante in riferimento alla riconoscibilità dei rischi
sul territorio regionale, rappresenta un avanzamento della
conoscenza dei pericoli che sono propri della geomorfologia
della regione e un punto di partenza per la elaborazione di
piani di sicurezza territoriali più approfonditi e dotati di
elementi scientifici a supporto. Voglio precisare che si tratta
di una implementazione dei livelli di sicurezza e conoscenza già
molto alti in quanto sono sono diversi i piani di rischio
eleborati dalla Regione Abruzzo in termini di protezione
civile".
Secondo molti esperti e la Procura di Pescara la tragedia si
sarebbe potuta evitare con la Carta delle valanghe.
Quando sarà approvata, l'Abruzzo avrà uno strumento che nelle
aree soggette a pericolo potrà "sospendere l'edificazione, la
realizzazione di impianti e infrastrutture ai fini residenziali,
produttivi e di carattere industriale, artigianale, commerciale,
turistico e agricolo nonché ogni nuovo uso delle aree che possa
comportare un rischio per la pubblica e privata incolumità". E
consentire al Coreneva di prescrivere, "qualora le condizioni di
rischio siano ritenute eccezionali ed attuali, l'immediata
sospensione di ogni utilizzazione delle opere e delle aree",
ovvero l'evacuazione, "condizionandone il ripristino alla
preventiva realizzazione di idonei interventi di difesa".
Esattamente quello che sarebbe dovuto avvenire a Rigopiano in
quel maledetto 18 gennaio. Nell'intestazione del capitolato si
legge che la Clpv regionale dovrà riguardare "tutti i territori
abruzzesi al di sopra di 1.000 metri sul livello del mare con il
25% di pendenza".
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