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120 convivenze, ecco l'Italia che apre le porte ai migranti

120 convivenze, ecco l'Italia che apre le porte ai migranti

Laura e Sahal, è conoscenza e arricchimento reciproco

ROMA, 17 dicembre 2018, 18:44

di Alessandra Magliaro

ANSACheck

Laura Pinzani, suo figlio e Sahal Omar, una famiglia di Refugees Welcome Italia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Laura Pinzani, suo figlio e Sahal Omar, una famiglia di Refugees Welcome Italia - RIPRODUZIONE RISERVATA
Laura Pinzani, suo figlio e Sahal Omar, una famiglia di Refugees Welcome Italia - RIPRODUZIONE RISERVATA

L'idea di partenza, dice Laura Pinzani, "era fare qualcosa, essere attivi e accoglienti. E' così che ci siamo fatti avanti e abbiamo aperto la porta di casa a Sahal". Il giovane somalo arrivato da solo era in una casa di accoglienza e nel suo destino ha trovato questa donna energica che, dice all'ANSA, vuole "evitare i paternalismi" di questo ambiente ma offrire con il suo esempio una testimonianza viva.
    Laura e Sahal sono uno dei casi virtuosi di Refugees Welcome Italia, l'associazione che tra il 2016 ed il 2018, ha messo in contatto italiani e migranti, aiutando a realizzare 120 convivenze in Italia. E' l'Italia delle porte aperte: 31 sono attualmente in corso, di cui 8 sono diventate a tempo indeterminato. Oggi a Roma hanno presentato un primo rapporto in cui viene fuori che le regioni che hanno accolto di più sono il Lazio e la Lombardia, mentre la città più ospitale è stata Roma, con ben 30 convivenze attivate. Le persone accolte sono per la maggior parte titolari di protezione umanitaria (58%), seguiti da rifugiati (20%) e titolari di protezione sussidiaria (16%): mediamente erano in Italia da quasi 3 anni al momento dell'inserimento in famiglia.
    Problemi culturali? "Ricordarci di avvisarlo se c'è qualcosa con carne di maiale a pranzo", dice la Pinzani riportando tutto alla quotidianità. E ammette: "Abbiamo ricevuto tanto e riceviamo tanto da lui. Culturalmente, per noi è un arricchimento. Volevo che mio figlio conoscesse persone che non hanno avuto le possibilità e la spensieratezza con cui è cresciuto lui e come crescono la maggior parte dei ragazzi italiani. E si rendesse conto della fortuna avuta a nascere da questa parte". Sahal Omar è felice, ha trovato un piccolo lavoro, e a casa Pinzani sperimenta, dice, una 'normalità'. Ma non è un ospite: lui come Laura hanno siglato un accordo di convivenza. E' quella l'idea nuova che ha trovato tanti attivisti non solo in Italia d'accordo: per garantire un migliore inserimento dei rifugiati nella società, per una vera integrazione sociale una vita in famiglia è una giusta partenza per cominciare vivendo la quotidianità. Le linee guida - ossia i modi per convivere, l'abbinamento fra rifugiati e famiglie - sono la parte innovativa del progetto di Refugees Welcome potenzialmente replicabile in altri contesti: convivenze solidali, madri sole, padri separati, persone con bisogni complementari.
    "Le linee guida rappresentano una doppia sfida: la prima alle istituzioni che hanno la governance delle politiche di accoglienza e del welfare, senza le quali nessuna pratica può essere messa a sistema, la seconda al variegato mondo del Terzo settore", ha raccontato Fabiana Musicco, presidente dell'associazione che è apartitica ma anche sull'onda del dl Salvini e in generale per le politiche italiane sui migranti ha visto negli ultimi mesi aumentare le richieste di famiglie di accogliere.
   

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