Bullismo, violenza verbale e fisica,
uso di droghe, aggressività: azioni spesso diffuse tra gli
adolescenti, ma che sorprendentemente sette giovani su 10 non
commentano negativamente. E' il dato che emerge da un sondaggio
dell'Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico
(Eurodap) su un campione di 800 persone, di cui 330 ragazzi tra
i 18 e i 25 anni.
"E' preoccupante l'atteggiamento dei 330 giovani che hanno
partecipato al sondaggio - afferma la psicologa Paola
Vinciguerra, presidente Eurodap -. Tutti, rispondendo alle
domande, hanno avuto un atteggiamento che dimostra
inconsapevolezza rispetto alla gravità di azioni come il
bullismo, la violenza verbale e fisica nei confronti di un altro
adolescente, o azioni che possano mettere in pericolo la propria
vita e quella degli altri".
Secondo il 70% del campione, spiega l'esperta, "questi atti
vengono messi di solito in campo per curiosità. Secondo le
risposte raccolte chi agisce con violenza fisica e verbale su
un'altra persona, chi maltratta i genitori, chi mette in
pericolo la propria vita e quella degli altri lo fa perché
queste azioni danno eccitazione; oppure si mettono in pratica
tanto per fare qualcosa e vedere la reazione nell'altro. Sul
fronte uso di droghe le risposte sono molto pericolose. La
maggior parte dei giovani sostiene che usare droghe sia
normale". "I giovani - continua Vinciguerra - credono che queste
azioni siano sempre esistite ma che adesso siano più conosciute
da quando si dispone di Internet. Solo il 30% dei giovani
ravvede in questi atti comportamenti socialmente inadeguati e
pericolosi e tende a dare la responsabilità all'esterno".
"Ci troviamo di fronte - osserva l'esperta - ad un grave
allarme sociale riguardo il disturbo di comportamento
antisociale, di cui le cronache ci rimandano i fatti più
drammatici, ma che è una modalità di comportamento generalizzato
tra la maggioranza degli adolescenti, di cui nessuno si prende
la sua parte di responsabilità". La presidente Eurodap conclude
richiamando i genitori a svolgere al meglio la loro funzione
educativa: la famiglia, conclude, "ha una profonda
responsabilità nei comportamenti dei ragazzi". (ANSA)
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