"Il trattamento della dialisi per i
sette milioni di pazienti italiani con la Malattia Renale
Cronica (Mrc) severa e delle sue complicanze comportano un
consumo d'acqua pari a 1,75 milioni di metri cubi e un consumo
di energia pari a 83,7 milioni di Kwh".
A riferirlo è il presidente della Società Italiana di
Nefrologia (Sin), Stefano Bianchi, parlando ai giornalisti di
Unamsi (Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione)
riuniti via zoom per riferire le conclusioni del Congresso
mondiale di nefrologia appena conclusosi a Buenos Aires.
"Costi enormi - ha commentato Bianchi - difficilmente
sostenibili anche nei Paesi più ricchi". Ed è stata avvertita a
livello mondiale, proprio a Buenos Aires, la necessità di
sviluppare il più possibile i programmi di dialisi peritoneale,
meno costosa della emodialisi, oltre alla terapia nutrizionale
della Mrc, e anche programmi dedicati alla diagnosi precoce e
alla terapia tempestiva.
I costi per la terapia dialitica-trapianto (e delle
complicanze della Mrc), ha detto in particolare Bianchi, in
Italia vanno oltre il 2,5% dell'intero finanziamento destinato
alla Sanità. Anche perché è una malattia molto diffusa: con
stime che a livello mondiale arrivano a oltre un miliardo di
persone (10-15 per cento della popolazione). E i costi vengono
ingigantiti dal fatto che si tratta di una malattia nemica
dell'ambiente: "Oltre agli enormi consumi d'acqua e di energia -
ha precisato il nefrologo - i trattamenti dialitici fatti ogni
anno in Italia comportano 5.600 tonnellate di rifiuti sanitari
solidi pericolosi, 2.100 tonnellate di rifiuti sanitari non
pericolosi (plastica) e una produzione di rifiuti liquidi da
trattare prima dell'immissione nel sistema fognario di 1.263
milioni di litri".
La Sin si impegna quindi a favorire in Italia anche
l'adozione di attrezzature complesse per il risparmio di acqua,
fermandone l'erogazione nel momento preciso in cui il
trattamento della dialisi si ferma, oltre ad attrezzature per il
risparmio di energia e per il contenimento dell'uso di materiale
plastico. "Si va decisamente - ha concluso Bianchi - verso
quella che è già stata definita come Green Nephrology o
Eco-Dialysis".
Del resto sono già attivi, presso alcune aziende sanitarie
italiane sistemi, per la distribuzione del concentrato acido
usato nelle sedute di dialisi, che rilasciano il liquido ad ogni
postazione. La sola Ussl 7 Pedemontana (Vicenza) ha calcolato
un risparmio annuale di 25mila sacche di plastica.
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