"Rispetto alle previsioni di spesa
sanitaria, il Def 2023 certifica l'assenza di un cambio di rotta
nel post-pandemia e ignora il pessimo stato di salute del
Servizio Sanitario Nazionale". E "il roboante incremento di
oltre 4 miliardi di euro nel 2023 è solo apparente", mentre in
realtà nel 2023 "l'inflazione corre più veloce più della spesa
sanitaria". Questa l'analisi di Nino Cartabellotta, presidente
della Fondazione Gimbe, rispetto a quanto previsto per la sanità
nel Documento di Economia e Finanza 2023, approvato dal
Consiglio dei ministri e ora all'esame del Parlamento.
In termini assoluti, nel Def, la previsione di spesa
sanitaria è di 136.043 milioni, ovvero 4.319 milioni in più
rispetto al 2022 (+3,8%). "Tuttavia il roboante incremento di
oltre quattro miliardi di euro nel 2023 - prosegue Cartabellotta
- è solo apparente: sia perché oltre due terzi costituiscono uno
spostamento al 2023 della spesa sanitaria prevista nel 2022 per
il rinnovo contrattuale del personale dirigente, sia per
l'erosione del potere di acquisto visto che l'inflazione per il
2023 si attesta a +5%, un valore superiore all'aumento della
spesa sanitaria che si ferma a +3,8%".
Il Piano di Rilancio del Servizio sanitario nazionale,
recentemente elaborato dalla Fondazione Gimbe, conclude
Cartabellotta, rileva "la necessità di aumentare il
finanziamento pubblico per la sanità in maniera consistente e
stabile, allineandolo entro il 2030 alla media dei paesi
europei, al fine di garantire l'erogazione uniforme dei Livelli
essenziali di assistenza, l'accesso equo alle innovazioni e il
rilancio delle politiche del personale sanitario. Considerato
che nel 2021 il gap con la media dei paesi europei era di quasi
12 miliardi, il Def 2023 non ha affatto posto le basi per
colmarlo".
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