Il nuovo Piano Nazionale di
Prevenzione Vaccinale, dopo l'ultima Conferenza Stato-Regioni,
non è ancora stato approvato. La Società Italiana d'Igiene
(Siti) fa un appello affinché ciò avvenga. La società
scientifica ritiene "fondamentale evidenziare le implicazioni di
ulteriori ritardi nell'approvazione del Piano, il quale presenta
indicazioni per azioni innovative, che affrontano tematiche di
cruciale importanza per la tutela della salute pubblica, come il
contrasto all'antimicrobico-resistenza e la delineazione di
strategie per raggiungere gli obiettivi di copertura vaccinale.
Inoltre, il Piano 2023-2025 include secondo quanto rileva Siti
"sezioni specifiche che trattano argomenti cruciali come le
azioni mirate ad una migliore immunizzazione dei gruppi di
popolazione a rischio e l'informatizzazione delle anagrafi
vaccinali". "Le motivazioni economiche addotte per posticipare
l'approvazione del piano, inoltre, - aggiunge in una nota la
società scientifica- non sono supportate da alcuna evidenza
oggettiva, laddove dall'analisi degli investimenti nella
vaccinazione emerge un ritorno in termini di salute pubblica e
risparmio economico di almeno 10 volte superiore ai costi reali
delle malattie, delle ospedalizzazioni e dell'assistenza. Questo
dato dimostra l'importanza di investire adeguatamente nelle
campagne vaccinali per preservare la salute di tutti i
cittadini". "In assenza di un Piano Nazionale di Prevenzione
Vaccinale aggiornato e corredato dalla corretta trasmissione e
promozione a livello delle Regioni - dichiara la professoressa
Roberta Siliquini, presidente Siti- stiamo assistendo da un lato
ad una riduzione delle coperture vaccinali generalizzata,
soprattutto nelle popolazioni fragili, e dall'altro ad una
iniziativa non coordinata delle diverse Regioni che non fa altro
che creare confusione nella popolazione, nonché aumentare le già
marcate differenze di equità d'accesso". "Il nuovo Piano - è
quindi la conclusione- è stato elaborato tenendo conto delle
sfide attuali, ed ogni ulteriore ritardo nella sua approvazione
ed attuazione potrebbe compromettere gravemente le attività di
prevenzione, con ripercussioni sulla salute dei pazienti
fragili, con patologie croniche e dei residenti in aree
disagiate".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA