Tra il 1995 e il 2016 la mortalità
per cancro del polmone in Italia è scesa in ambo i sessi,
sebbene l'andamento non sia stato uniforme in tutte le fasce di
età e in tutte le province. È quanto emerge da uno studio
condotto dall'Istituto Superiore di Sanità, dall'Istituto
Nazionale di Statistica, dal Registro Tumori dell'Emilia-Romagna
e dall'Università di Padova pubblicato dall'International
Journal of Cancer.
Lo studio, utilizzando la banca dati di mortalità dell'Istat,
ha rilevato che nel ventennio preso in considerazione, in Italia
sono stati registrati più di 700 mila decessi per cancro del
polmone: 555 mila negli uomini e 159 mila nelle donne. L'analisi
ha confermato il declino generalizzato della mortalità negli
uomini, a partire dal picco osservato nella generazione dei nati
nel decennio 1920-1929, mentre nelle donne si è osservato un
picco nelle persone nate tra il 1955 e 1964.
Lo studio ha inoltre mostrato forti differenze geografiche.
Per le coorti più anziane nel paese si osserva un gradiente di
mortalità nord-sud, con le regioni settentrionali a rischio
maggiore. Negli ultimi anni, la tendenza è cambiata, sostituita
da un gradiente est-ovest, con le regioni occidentali a
mortalità più elevata.
Napoli è la provincia a più alta mortalità, sia tra gli
uomini ma soprattutto tra le donne. In particolare, nelle donne
appartenenti alla fascia di età più giovane si registra un
rischio di mortalità più che doppio rispetto alla media
nazionale.
Per i ricercatori, "questo cambiamento pone due problemi". Il
primo, "relativo alla disponibilità di terapie adeguate", è che
proprio nelle aree con la mortalità più alta, la sopravvivenza
per tumore al polmone è più bassa. Il secondo ha a che vedere
con le campagne di prevenzione che dovrebbero tenere conto dei
cambiamenti in corso.
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