Le profonde differenze tra Nord e
Sud in materia di salute mettono a rischio la coesione sociale
del Paese. E il disegno di legge sull'Autonomia differenziata
all'esame del Parlamento, invece di colmare questo divario,
rischia di ampliarlo ulteriormente, dividendo l'Italia in due:
una a Nord, con sanità e cittadini di serie A, e una a Sud, con
sanità e cittadini di serie B. E' il timore di Anaoo-Assomed,
l'associazione dei medici e dirigenti sanitari italiani,
espresso al convegno nazionale a Bologna dal titolo "Autonomia
differenziata. Quali rischi per il Servizio Sanitario
Nazionale?"
I numeri - secondo l'associazione - parlano da soli:
l'aspettativa di vita al Sud è minore di ben 20 anni rispetto al
Nord, i tassi di mortalità al Sud sono quasi il doppio rispetto
al Nord, la speranza di vita in buona salute al Nord è maggiore
di 20 anni rispetto al Sud e la mortalità infantile al Sud è
doppia rispetto al Nord. Anche la mortalità materna al parto
anche in questo caso, il Sud registra valori nettamente più
alti. Il divario si estende anche ai servizi sociali. A Bolzano
si spendono 583 euro, mentre a Messina solo
53 euro. Le Regioni
del Sud, mediamente più giovani, ricevono una quota pro capite
inferiore del 2,6% (-45,5 euro) rispetto a quelle del Nord e del
Centro, a causa di un'iniqua ripartizione del Fondo sanitario
nazionale.
"Rischiamo la disgregazione sociale perché con la riforma
Calderoli verrebbe meno uno dei due pilastri del Welfare State,
ovvero il diritto alla salute per tutti gli individui sancito
dalla nostra Costituzione", sottolinea Pierino di Silverio,
segretario nazionale Anaao Assomed. "Qualora venisse introdotta,
i Lea - aggiunge Di Silverio - non sarebbero più in capo al
ministero della Salute, ma rientrerebbero nelle competenze delle
Regioni. In poche parole questo significa che ogni Regione
potrebbe decidere quali prestazioni erogare gratuitamente e
quali no. Si potrebbe arrivare al paradosso per cui una
determinata visita potrebbe essere gratuita in Lombardia e a
pagamento in Calabria".
L'autonomia differenziata è "contro il diritto alla salute -
conclude Di Silverio - . Questa riforma rappresenta a nostro
avviso un tentativo di ulteriore parcellizzazione basta sulla
spesa storica nella logica del povero sempre più povero e ricco
sempre più ricco che relega i livelli essenziali delle
prestazioni a futura memoria e lega un diritto, che l'articolo
32 della Costituzione vuole unico e indivisibile, a reddito e
residenza, secondo un neonato 'ius domicilii'. Alimentando,
peraltro, quelle diseguaglianze negli esiti di salute tra
territori dello stesso Paese che premier e ministro della Salute
dichiarano di voler abbattere".
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