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Nuovi dati su un farmaco immunoterapico per il cancro al seno

Nuovi dati su un farmaco immunoterapico per il cancro al seno

Aperta a Milano la 14/a European Breast Cancer Conference

MILANO, 20 marzo 2024, 15:11

Redazione ANSA

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L'aggiunta del farmaco immunoterapico pembrolizumab alla chemioterapia prima e dopo l'intervento chirurgico per il cancro al seno porta a risultati migliori per le pazienti, indipendentemente dalla loro età o dallo stato menopausale. Lo mostrano i dati dello studio di fase III Keynote-756, presentato stamani a Milano in apertura della 14/a edizione della European Breast Cancer Conference (EBCC14), summit internazionale che ogni anno presenta le sfide nella cura del cancro al seno, offrendo agli oncologi che vi partecipano l'opportunità di discutere i risultati e i concetti più recenti che influiscono sulla pratica quotidiana.
    Quello presentato oggi - il congresso si chiude venerdì - è uno studio internazionale, in corso da otto anni su 1.278 pazienti. Le informazioni ottenute si aggiungono a quelle già note sull'effetto positivo di pembrolizumab nelle pazienti con cancro al seno in stadio iniziale ad alto rischio di recidiva o di ulteriore diffusione, e che è positivo per il recettore degli estrogeni (ER positivo) e HER negativo. "Ora possiamo dimostrare - ha detto Javier Cortés, direttore dell'International Breast Cancer Center di Barcellona -che questi tassi di pCR (predittivi della sopravvivenza a lungo termine, ndr) si sono verificati indipendentemente dall'età delle pazienti o dallo stato della menopausa". In particolare, nelle pazienti di età inferiore a 50 anni, il tasso di pCR era del 23,8% rispetto al 16,9% di quelli trattati con placebo, e nelle pazienti con età uguale o superiore ai 50 anni era del 24,7% fra quelle trattate col farmaco rispetto al 14,2% di quelle trattate col placebo. Nelle donne in pre-menopausa, il tasso di pCR era rispettivamente del 23,4% e del 16,1% e nelle donne in post-menopausa era del 24,8% rispetto a 14,6%.
    Da questo studio "abbiamo ascoltato più dati sui sottogruppi di pazienti ER positivi/HER2 negativi che beneficiano maggiormente di pembrolizumab - ha concluso Michail Ignatiadis dell'Institut Jules Bordet di Bruxelles, Presidente di EBCC 14 -. È necessario un follow-up più lungo per vedere se il miglioramento dei tassi di pCR porterà più pazienti a vivere più a lungo senza che la malattia si ripresenti". E' per questo che Keynote-756 non si ferma, ma continua e già si stanno raccogliendo informazioni sui tassi di sopravvivenza e sull'eventuale presenza di recidive di cancro o altri sintomi correlati.
   

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