"Carlo Urbani ha dedicato la sua
vita nel proteggere e salvare la vita degli altri. Il suo modo
di operare, di essere e di fare ha centrato pienamente il
dettame del Giuramento di Ippocrate, al quale è stato fedele
fino alla fine, a costo della sua stessa vita". Con queste
parole Fulvio Borromei, presidente dell'Ordine dei Medici
Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Ancona, ha ricordato
oggi il medico marchigiano morto nel 2003, mentre svolgeva il
suo lavoro di medico in Asia, tra i primi ad intuire la
pericolosità del virus della Sars, venendone colpito fatalmente
proprio per curare i primi pazienti. Un sacrificio che
unitamente all'allerta che diede, a detta di molti, evitò oltre
venti anni fa il propagarsi di una pandemia, che avrebbe potuto
essere devastante come il Covid.
"All'ospedale di Hanoi - ha continuato Borromei - Carlo
Urbani si mise a disposizione per valutare una polmonite
atipica, pur sapendo a cosa stava andando incontro. Negli
istanti finali della sua vita ha voluto che i suoi tessuti
polmonari fossero donati alla scienza, per permettere di
eseguire studi a favore della collettività. Tuttavia non ha
esitato a sacrificarsi: è ancora oggi un esempio di abnegazione,
patrimonio culturale e professionale della nostra società al
quale dobbiamo essere grati ogni giorno". A margine del suo
intervento, Borromei ha
sottolineato che è necessario incentivare le nuove generazioni
di medici affinché non vadano ad esercitare fuori dall'Italia
dove trovano un habitat lavorativo diverso: "abbiamo dei giovani
medici molto bravi e preparati, perché le nostre università li
formano molto bene, occorre però ricostruire quello che negli
ultimi venti anni abbiamo poco apprezzato. Perciò diamogli
quello di cui hanno bisogno e che è giusto che abbiano,
permettiamogli di lavorare in maniera serena, facciamoli sentire
parte della nostra comunità".
"Alle persone dico, fidatevi dei vostri medici, parlateci in
serenità e senza pregiudizi - ha concluso -: loro sono attenti
alle nuove sofferenze delle comunità".
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