Sono state stimate nel 2022 circa
40.500 nuove diagnosi di tumore della prostata, che
rappresentano il 19,8% di tutti i tumori maschili. Bassa
percezione del rischio e scarsa consapevolezza da parte degli
uomini sono fra gli ostacoli maggiori per una corretta
prevenzione. Da Fondazione Onda arriva un documento che a
partire dalle Raccomandazioni del Consiglio dell'Unione Europea,
attraverso il confronto fra le tre Regioni Lombardia, Marche e
Sicilia, individua come intervenire.In Italia, dove un programma
di screening organizzato per il tumore della prostata non è
attivo. Il Piano Oncologico Nazionale, che è stato licenziato lo
scorso gennaio, ha recepito le Raccomandazioni del Consiglio
europeo: tra gli obiettivi strategici nell'ambito della
prevenzione secondaria, viene sottolineata l'importanza di
valutare modelli e protocolli tecnico-organizzativi anche in
ambito di carcinoma della prostata e del polmone.
"La diagnosi precoce rappresenta la strategia preventiva più
efficace in ambito oncologico, poiché consente di intercettare
il tumore in fase iniziale, anche prima della comparsa di
sintomi, quando la malattia è ancora localizzata, aumentando le
possibilità di cura e guarigione attraverso trattamenti meno
invasivi, riducendo la mortalità e migliorando la qualità di
vita dei pazienti- sottolinea Francesca Merzagora, Presidente
Fondazione Onda- . A ciò si aggiunge la migliore
razionalizzazione delle risorse economiche, con risparmio sui
costi delle cure e delle relative complicanze nonché
dell'assistenza a lungo termine. Il nostro auspicio è che,
attraverso gli esiti del confronto sullo scenario delle tre
Regioni individuate come rappresentative, Lombardia, Marche e
Sicilia, emerga chiaramente l'urgenza di attuare un percorso di
screening strutturato anche per il tumore della prostata,
superando gli ostacoli che ad oggi lo lasciano inattuato, con
particolare attenzione ai soggetti a rischio".
Fra i punti chiave individuati nel documento percorsi
interdisciplinari ospedale-territorio dedicati ,valorizzazione
del ruolo del medico di medicina generale nell'accesso alla
diagnosi precoce e l'intercettazione dei soggetti ad alto
rischio tramite azioni sul territorio e nelle strutture
ospedaliere.
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