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Terapia biologica può controllare l'asma grave

Terapia biologica può controllare l'asma grave

Studio italiano dei ricercatori del Careggi su Allergy

MILANO, 12 aprile 2024, 13:59

Redazione ANSA

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L'asma grave, presente nel 10% dei soggetti asmatici (circa 300.000 persone sui 3 milioni di asmatici in Italia) può essere controllato - evitando l'uso frequente di cortisone per via orale anche a elevati dosaggi - attraverso il trattamento con una terapia biologica a base di mepolizumab, un anticorpo monoclonale. A queste conclusioni è arrivato un gruppo di immunologi e otorini dell'Ospedale Careggi di Firenze con uno studio interamente italiano che è stato pubblicato sulla rivista Allergy.
    Lo studio fornisce nuove evidenze in un ambito di ricerca che aveva permesso già nel 2022 di pubblicare un articolo estremamente innovativo che dimostrava la presenza nell'asma di due tipi di globuli bianchi, gli 'eosinofili', uno dei quali con particolari caratteristiche infiammatorie e che può essere in quantità più elevata nel sangue quando c'è un'infiammazione in corso. Nel recente articolo su Allergy, gli autori hanno confermato e approfondito questi risultati in una popolazione asmatica totale di 74 pazienti di cui circa l'85% presentava anche rinosinute cronica con poliposi nasale, dimostrando che la quantità di eosinofili infiammatori (iEos) è collegata con la gravità della malattia. E dimostrando anche come mepolizumab sia in grado non solo di contrastare questi eosinofili infiammatori, ma anche di ristabilire un equilibrio con gli eosinofili non infiammatori (rEos) simile a quello delle persone sane.
    "Siamo di fronte ad una patologia a volte molto invalidante - spiega Andrea Matucci, primario di Immunoallergologia al Careggi - spesso aggravata da altre comorbidità come la rinosinusite cronica con poliposi nasale; binomio questo che ancora oggi vede, purtroppo, l'uso frequente dei corticosteroidi orali, anche a elevati dosaggi, che non consentono di raggiungere un controllo adeguato a lungo termine dei sintomi invalidanti, a differenza di quanto dimostrato con una terapia biologica come mepolizumab". E Matucci concorda sul fatto che, come emerge dallo studio, "mepolizumab bloccando la funzione dell'Interleuchina-5 (molecola responsabile della crescita e della differenziazione degli eosinofili), è in grado non soltanto di migliorare lo stato del paziente, ma anche di riequilibrare il rapporto tra eosinofili infiammatori e residenti, riportandolo alla condizione osservata su soggetti sani".
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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