Al via un progetto di ricerca
europeo che vede coinvolti ricercatori dell'Università e
dell'Azienda Ospedale Università di Padova che mira a migliorare
la vita e la salute delle persone affette da malattie del fegato
- cirrosi e cancro in particolare - che ogni anno causano
300mila morti in Europa.
Il progetto, chiamato "Liveraim", ha ricevuto un
finanziamento di oltre 20 milioni di euro nell'ambito
dell'Innovation Health Initiative Joint Undertaking, dei quali
circa 1,8 milioni destinati a Padova. L'obiettivo è quello di
progettare e validare una piattaforma di screening delle
malattie del fegato con biomarcatori, in modo che possa poi
essere implementata su scala nazionale e in Europa.
Nella prima fase verrà testata l'accuratezza di biomarcatori
esistenti nell'identificare la fibrosi epatica, tramite
l'analisi di 30.000 campioni di plasma provenienti da coorti
finanziate precedentemente dall'Unione Europea nell'ambito del
programma Horizon 2020. Successivamente, utilizzando
l'intelligenza artificiale, i ricercatori svilupperanno una
piattaforma di screening per la diagnosi precoce della fibrosi
epatica. Questa piattaforma sarà validata in uno studio clinico
randomizzato, controllato coinvolgendo 100.000 soggetti
provenienti da sei Paesi dell'Ue.
La piattaforma prevede un programma di interventi terapeutici
personalizzati, con l'obiettivo di arrestare la progressione
della fibrosi.
"L'assenza di un programma di screening efficace rappresenta
una barriera significativa all'identificazione precoce di tali
patologie - dice Salvatore Silvio Piano, del Dipartimento di
Medicina dell'Università di Padova e coordinatore del team
padovano -. Per questo da alcuni anni stiamo conducendo con
successo uno screening delle malattie di fegato nella regione
Veneto, utilizzando un esame non invasivo chiamato 'Fibroscan'.
Tuttavia, tale metodica è disponibile solo in centri
specialistici, mentre se si vuole promuovere uno screening di
popolazione su ampia scala è necessario coinvolgere maggiormente
i medici di Medicina generale, fornendo loro uno strumento più
semplice, come ad esempio un esame del sangue, che permetta di
identificare accuratamente i soggetti a rischio di malattie di
fegato che richiedono una valutazione specialistica".
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