Si avvicina la chiusura delle
indagini per il femminicidio di Giulia Cecchettin, con la
probabile richiesta di rinvio a giudizio per Filippo Turetta,
che si trova in carcere a Verona da novembre con l'ipotesi di
reato di omicidio volontario.
A sei mesi dal delitto della giovane di Vigonovo (Venezia),
la Procura della repubblica di Venezia potrebbe avanzare
l'istanza al Gip già a giugno, così da non far scadere i termini
di custodia cautelare del giovane di Torreglia (Padova). Il
processo a Turetta potrebbe così aprirsi agli inizi di autunno,
tra settembre ed ottobre.
Sulla decisione di mandare a processo in Assise il giovane
pesa la valutazione relativa alla premeditazione del delitto. La
Procura ha gli esiti dell'autopsia sul corpo della vittima, le
analisi sulle macchie di sangue e gli altri elementi raccolti
dai Ris nella Fiat Punto nera di Turetta. Importanti saranno gli
accertamenti tecnici sullo smartphone e sul pc portatile, anche
questi sequestrati nella sua macchina dopo l'arresto in Germania
al termine di 8 giorni di fuga.
La contestazione dell'aggravante della premeditazione
impedirebbe alla difesa di chiedere il rito abbreviato, con un
eventuale sconto di pena. Si tratterà di ipotizzare se Turetta
abbia potuto architettare il delitto: il fatto che avesse
portato con sé il coltello utilizzato per colpire Giulia è un
elemento; il nastro adesivo usato per legarla un altro; il fatto
che avesse fatto il pieno alla macchina un altro ancora. La
cronologia della navigazione su internet, o altri appunti
rinvenuti nel Pc o nel cellulare, e i messaggi conservati
potrebbero risultare decisivi.
La difesa dell'imputato, rappresentata dal professor Giovanni
Caruso, dal canto suo potrebbe chiedere la perizia psichiatrica,
qualora Turetta venisse rinviato a giudizio davanti alla Corte
d'Assise, con il rischio di venire condannato alla pena
dell'ergastolo.
La Procura ha scelto per ora la via del totale silenzio sugli
accertamenti, anche per cercare di attenuare il clamore
mediatico che la vicenda di Giulia ha suscitato, anche se i
riflettori si riaccenderanno in occasione del processo.
Nel frattempo il papà di Giulia, Gino Cecchettin, mantiene
vivo il suo impegno di testimoniare l'impegno contro la violenza
di genere e la sopraffazione. Il 6 maggio prossimo verrà
pubblicato un dialogo tra lui e il cardinale Matteo Zuppi,
presidente della Cei, nell'ambito del Festival Francescano di
Bologna. Fu proprio Zuppi, nell'immanenza della tragedia, ad
aiutare Gino mettendolo in contatto anche con papa Francesco.
"Quando leggevo storie di femminicidi - ha detto il papà di
Giulia - ne rimanevo colpito, scosso, ma poi egoisticamente
giravo pagina. Io ero 'normale', e nel mondo 'normale' certe
cose non accadono. Non è così. Nessuno di noi è immune, perché
l'idea della prevaricazione riguarda tutti indistintamente,
riguarda il mondo nel quale viviamo".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA