Lei è stata uno dei volti più
mediatici della crisi del Covid, l'infettivologa Karine Lacombe.
Lui il medico eroe della strage nella redazione di Charlie
Hebdo, Patrick Pelloux. In Francia, il #metoo è arrivato nelle
corsie degli ospedali ed ha soprattutto i loro volti, con la
dottoressa Lacombe che - in un'intervista a Paris Match - ha
accusato apertamente il dottor Pelloux di essere un "predatore
sessuale".
Da quel momento, un'ondata di denunce di molestie, violenze,
stalking che imperversano fra medici, infermiere e personale
paramedico ha invaso i social: "c'era bisogno di prendere la
parola pubblicamente affinché ci si sentisse liberi di
denunciare", ha detto poi Lacombe.
I racconti sono quelli che ormai da anni sono comuni in Francia
a tutti gli ambienti professionali, e vanno dai potenti primari
che molestano le giovani dottoresse certi dell'impunità
garantita dal loro status, fino alle feste di iniziazione degli
studenti in medicina, dove i più giovani raccontano episodi di
bullismo e sopraffazione camuffata da "riti iniziatici". Per
Karine Lacombe, "all'ospedale il fenomeno è sistematico ed è
urgente una presa di coscienza globale". Pelloux, chiamato
apertamente in causa dalla Lacombe, autrice del libro "Le donne
salveranno l'ospedale", si è limitato ad assicurare di non aver
mai "aggredito nessuno".
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