Una casa trasportata
dagli angeli: l'iconografia e la tradizione hanno per secoli
voluto vedere un miracolo nella traslazione della Santa Casa di
Nazareth a Loreto, in Italia. Una tradizione popolare che aveva
portato Papa Benedetto XV a proclamare la Madonna di Loreto
patrona dell'aeronautica, proprio in ragione di quel volo
miracoloso. In realtà gli 'Angeli' in qualche modo c'entravano
ma era il nome della famiglia che fu incaricata di portare al
riparo quella preziosa reliquia in un'epoca in cui i siti
religiosi non erano più al sicuro in Terra Santa.
Un libro ora ricostruisce la verità storica: "La via degli
Angeli. La traslazione delle pietre della Santa Casa" di
Fernando Frezzotti edito da "il lavoro editoriale". Un saggio
corposo, oltre cinquecento pagine, nel quale si dà conto di una
lunga indagine che ripercorre passo per passo questo evento
storico.
"Se la tradizione lauretana ha finito col sottolineare
l'aspetto miracolistico della traslazione della Santa Casa di
Nazareth, portata appunto in volo dagli angeli, qui - sottolinea
nell'introduzione al libro Ilaria Pagani - si è invece seguita
una prospettiva di tipo positivo di un viaggio a tappe, concreto
e reale nella storia, che pur rappresentando l'antitesi del
'miracolo', finisce con il dare maggiore peso e spessore
all'autenticità della Casa di Maria". E' un fatto che le tre
pareti ricostruite dentro la basilica di Loreto sono il perfetto
completamento della grotta che faceva parte della casa e che
ancora è visitabile a Nazareth, in Galilea.
Il libro innanzitutto spiega, attraverso la documentazione
dell'epoca, i motivi che imposero la segretezza del trasporto
nelle delicate circostanze del XIII secolo. L'autore
ricostruisce nel dettaglio, dopo un lungo lavoro di ricerca di
qua e di là dell'Adriatico, committenza, governo, esecuzione,
custodia e tutti i contesti storici, i passaggi, gli itinerari,
le soste ed i protagonisti di un viaggio che portò le sacre
pietre attraverso Cipro (dal 1273 al 1283), a Pyli, in
Tessaglia, fino al 1291, e poi ad Arta, capitale d'Epiro sotto
la dominazione della famiglia di rango imperiale Angelo-Comneno,
che ne divenne custode sostituendosi ai cavalieri templari fino
al 1294. Nel 1294, appena eletto Papa, Celestino V, che si
rivela il vero protagonista della vicenda, anche con
sorprendenti, inedite conseguenze nella lettura del suo
pontificato e della sua famosa rinuncia, decise che la Santa
Casa avrebbe dovuto essere trasferita all'Aquila: la
destinazione finale dove aveva già fatto costruire a questo
scopo una grande basilica. Il convoglio, protetto dai soldati
degli Angeli, approdò così ad Ancona per cominciare il suo
viaggio improvvisamente interrotto però dai contrasti creatisi
tra il Papa e il re Carlo II d'Angiò, che imposero una diversa
destinazione.
Nella selva di Santa Maria in Fundo Laureti, luogo alle
dirette dipendenze dell'autorità papale, la reliquia trovò la
sua nuova collocazione.
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