La gestione sanitaria della seconda fase dell'accoglienza, con una risposta strutturale e non emergenziale ai problemi organizzativi e ai bisogni della popolazione immigrata. E' questo il punto di forza del modello assistenziale adottato dall'Ausl di Reggio Emilia, riconosciuto come approccio 'migrant-friendly' dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. L'Oms ha infatti di recente pubblicato il Compendium of health system responses to large-scale migration in the Who European Region che raccoglie, tramite una mappatura delle buone pratiche esistenti nei diversi Paesi europei, la risposta dei servizi sanitari alle sfide della migrazione internazionale.
In tutt'Europa sono state selezionate undici di queste pratiche elencate sotto forma di casi di studio, per essere prese come modello. Tra gli esempi di servizi sanitari europei che rispondono ai bisogni dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei migranti europei c'è, oltre alla Sicilia, il caso dell'Ausl-Irccs reggiano, che affronta la fase di transito-destinazione dei migranti, in Emilia-Romagna. E' qui che emergono alcuni degli effetti cumulativi sulla salute delle fasi precedenti: non è raro infatti che i migranti abbiano difficoltà a comprendere i sistemi sanitari locali, a identificare e raggiungere i servizi sanitari, ritardando così o evitando le cure mediche, anche quando è necessario. Reggio Emilia per rispondere a queste esigenze ha creato interventi coordinati a sostegno dei servizi per i migranti, tra cui il centro per la salute della famiglia straniera, la mediazione linguistico-culturale, l'informazione e educazione sanitaria, la formazione degli operatori sanitari.