Iniziata con l'intento di svolgere un ruolo centrale nella politica sindacale dell'industria torinese, cento anni fa, l'Amma - Aziende meccaniche meccatroniche associate - cresce fino a diventare un simbolo del mondo manifatturiero, a partire dalla Fiat e dai suoi momenti di sviluppo e di crisi. Una storia che ha plasmato la società in ogni epoca, dalla città-fabbrica d'inizio Novecento, che vive seguendo i ritmi dei suoi operai, a un polo industriale innovativo di respiro internazionale, legato alla formazione tecnica professionale e al Politecnico.
Il 14 aprile 1919 l'Amma, all'epoca 'Associazione metallurgici, meccanici e affini', nasce da alcune precedenti esperienze di rappresentanza degli imprenditori. Alle prime avvisaglie di conflitto sociale, che sarebbero sfociate nel 'biennio rosso' 1919-20, serviva agli industriali una struttura più consolidata per portare avanti le istanze delle aziende. Negli anni del regime, pur essendo soggetta alla normalizzazione fascista, l'Amma riesce a ritagliarsi uno spazio al riparo dall'influenza del governo, soprattutto grazie alle mostre specializzate, che dopo la guerra riprenderanno la forma di Saloni della Tecnica e dell'Auto. Dal '45 la vera emergenza è però la ricostruzione: Torino è ferita dai bombardamenti e l'associazione si impegna nel Piano Marshall per la modernizzazione degli impianti produttivi.
La nascita della Comunità economica europea apre all'industria italiana una dimensione inedita di libero scambio, di quasi 200 milioni di persone. Sono gli anni dello sviluppo internazionale dell'Amma e dell'impegno nella formazione di tecnici specializzati. Tra gli anni Sessanta e Settanta la fabbrica diventa nuovamente terreno di scontro, questa volta con un'inedita saldatura tra movimento operaio e studentesco. Una tensione che culminerà, negli anni di piombo, con il ferimento del futuro presidente dell'Amma, Aldo Ravaioli, per mano delle Brigate rosse.
La nascita di Federmeccanica apre intanto la strada alla rappresentanza diretta delle imprese metalmeccaniche in Confindustria e rende necessario per l'Amma ampliare il raggio della sua azione a nuovi ambiti, dalla sicurezza-ambiente alla formazione. La Marcia dei 40mila e la fine della vertenza Fiat, nell'80, mettono il punto a un malessere sociale che ha caratterizzato l'intero decennio precedente. Non sarà però l'ultimo: il secondo shock petrolifero nel 1980-84 e le crisi del 2008 e 2012 mettono ancora a dura prova il settore metalmeccanico. Una prova a cui l'Amma risponde gestendo la trasformazione delle relazioni sindacali anche in momenti difficili, come la rottura con la Fiom sul contratto nazionale e l'uscita della Fiat dall'associazione. Il contratto collettivo del 2016 ricompone l'unità sindacale e realizza un'ambizione ancor più grande: la nascita di un 'patto per la fabbrica', il cui fine è il bene dell'azienda e di chi vi lavora. Un risultato per cui l'Amma ha profuso grande impegno, coinvolgendo il sindacato anche nella revisione dell'inquadramento professionale, per adeguarlo all'industria del futuro, sempre più automatizzata e interconnessa.
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AMMA