di Andrea D'Ortenzio
Il Covid con la sua seconda ondata deve far riconsiderare urgentemente regole e scadenze pensate prima della crisi e per il momento occorre "spegnere l'incendio", riservandosi poi dopo di contare i danni. Il presidente dell'Abi Antonio Patuelli, in un forum ANSA, torna a chiedere con insistenza alle autorità Ue di ripensare le norme sul trattamento dei prestiti e la definizione di default, perchè gennaio, quando entreranno in vigore, si avvicina e si rischiano effetti sul credito, obbligando le banche "a stringere i cordoni della borsa".
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Un effetto paradossale, dice Patuelli per delle regole scritte dopo un faticoso compromesso fra Bce e Parlamento ma in un altro mondo, in un'altra era.
E che cozza con l'attuale "incoraggiamento da parte della Bce, della Banca d'Italia e delle istituzioni della Repubblica per sostenere le imprese e le famiglie con prestiti anche garantiti". E anche il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco in un intervento a The Global Foundation per la presidenza italiana del G20 sottolinea l'importanza che per ben calibrare gli interventi straordinari " le autorità fiscali e monetarie dovrebbero continuare a fornire sostegno, prontamente e adattare la loro azione alla situazione in evoluzione. Ritirare il sostegno troppo presto o un mancato intervento tempestivo potrebbero frammentare la ripresa ed esacerbare il disagio sociale" afferma.
Dopo i primi mesi di incertezze il sistema delle garanzie e delle moratorie statali, che la Manovra ha prorogato, sta marciando a pieno regime. Gli ultimi dati parlano di crediti 'congelati' per oltre 300 miliardi di euro. Una massa che le autorità di vigilanza europee e italiane stanno chiedendo di iniziare a setacciare per non trovarsi con un'impennata di Npl una volta fuori dalla crisi e finite le moratorie. Per il presidente Abi le banche lo stanno già facendo ma cercando di "non strozzare le imprese".
"Per il momento bisogna correre con i secchi per spegnere l'incendio, penseremo poi a contare i danni" rileva sottolineando come le misure straordinarie dovranno durare finchè dura la crisi. Vanno ripensate anche altre scadenze: quella della cessione di Mps presa dal governo italiano per la fine del 2021. "Io apertis verbis sono sempre stato contrario a dei termini per la vendita di asset" aggiunge Patuelli sottolineando l'automatico deprezzamento delle attività in vendita in presenza di una scadenza. Le banche quindi non sono contrarie a prescindere a istituti con capitale pubblico purchè concorrano ad armi pari con quelle private. E però moratorie e prestiti garantiti non bastano. In attesa del vaccino o quantomeno dell'indebolimento della pandemia, il risparmio sta conoscendo nuovi record. Troppa incertezza, timori per il futuro e mancati consumi. I depositi hanno visto un balzo del 9,5% e devono tornare a essere convogliati verso finanziamenti all'economia, in primis investimenti produttivi. Le banche pensano a "una nuova Ace (Aiuto alla crescita economica) rafforzata, un incoraggiamento alle imprese ad accantonare riserve che rafforzino la solidità patrimoniale", che va "incentivata".
In collaborazione con:
Abi