Credere nell'innovazione e scommettere su investimenti nelle tecnologie 4.0 sono scelte strategiche per il futuro delle piccole e medie imprese, che così vedono più vicino il traguardo per raggiungere una maggiore sostenibilità e la possibilità di completare la trasformazione digitale, ma al momento non è facile trovare figure professionali con competenze tecniche adeguate per accompagnare le aziende in questo cammino.
Un altro tema su cui riflettere sono gli incentivi pubblici: per alcune realtà sono ancora fondamentali mentre per altre no e questo rischia di generare un gap. E' quanto emerge dall'indagine di Banca Ifis realizzata in collaborazione con il Dipartimento di management dell'Università Cà Foscari di Venezia e con il Dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell'Università di Padova. Il report, presentato a Bologna durante l'evento 'Fattore I: quale innovazione per il futuro delle Pmi?' organizzato insieme al Gruppo 24 Ore e con il patrocinio di Confindustria Emilia Centro, ha analizzato i fattori di competitività delle piccole e medie aziende esaminando 62mila bilanci di imprese di diversi comparti.
L'introduzione è dedicata ad una analisi del periodo 2016-2018: nel biennio, le piccole e medie aziende italiane hanno mantenuto un trend di crescita sostenuto, sia alla voce ricavi (in aumento del 4,3% in media l'anno) sia a quella investimenti (3,4%), producendo una buona marginalità e anche l'indice dipendenti ha segnato un incremento del 5,6%. All'interno di questo 'ecosistema' ci sono due gruppi di eccellenza, riportate nel report: le aziende 'top' (con ricavi medi pari a 7,1 milioni di euro e una marginalità media annua del 15,8%) e quelle 'stellari' (che hanno segnato un aumento dei margini medi annui del 23,6%). Queste ultime, in tutto 1.040 società, hanno rivelato una dinamica a due cifre nelle risorse umane: la variazione media annua dei dipendenti è stata del 20,8% e alla voce investimenti è stata registrata una crescita del 16,7%.
Per quanto riguarda le pmi che scelgono la strada dell'innovazione, è emerso dall'indagine, le nuove tecnologie sono l'elemento cardine per fare leva sulla flessibilità su una personalizzazione dell'offerta. Il 60% delle aziende 'top' ha investito nelle tecnologie 4.0 (come cloud computing il 54,2% o sistemi di integrazione delle informazioni il 38,5%) per coordinare in modo integrato più soluzioni, nella robotica per la gestione dei dati e per la manifattura digitale, rispetto al 44% delle altre imprese, e anche nell'innovazione per una maggior sostenibilità. La carenza di competenze adeguate però, ha evidenziato il report presentato da Banca Ifis, frena l'adozione delle tecnologie 4.0: per il 44,8% del campione di imprese è difficile trovare figure professionali preparate e per il 33,3% sono lunghi i tempi di implementazione. A differenza dell'approccio adottato dalle realtà produttive 'top', hanno mostrato i dati, per il 40,1% delle pmi medie sarà possibile intraprendere un cammino verso l'innovazione solo in presenza di incentivi pubblici: la mancanza di sostegno adeguato rischia di produrre un gap nell'ecosistema delle aziende.
In collaborazione con:
Banca Ifis